Settori produttivi | Florovivaismo
Florovivaismo
Un grande avvenire dietro alle spalle?
DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER IL SETTORE FLORICOLO PROVINCIALE
Il settore floricolo sta attraversando un momento decisamente delicato: oltre ai problemi legati alla storica difficoltà competitiva delle nostre aziende rispetto alle produzioni provenienti dai Paesi Terzi, si è aggiunta una crisi economica senza precedenti che ha diminuito la capacità di reggere alle nuove sfide. I dati dell’ultimo censimento parlano chiaro : in dieci anni si sono perse un terzo delle aziende della provincia , passando dalle 4611 del 2000 alle 3129 del 2010.
Un altro dato significativo è il consumo procapite di fiori in Italia : dai 37euro del 2000 ai 18 del 2012 (con tendenza in ulteriore calo).
Questo scenario impone ai nostri produttori di affrontare un cambiamento niente affatto banale: se sul mercato italiano si fa fatica a vendere e ancor più fatica ad incassare, si devono orientare le proprie vendite verso i mercati esteri. Sapendo però che :
i prodotti più adatti non sono molti, anzi ogni anno si rischia di perderne qualcuno;
che è richiesta una maggiore attenzione alla qualità;
che anche i nostri esportatori sono in difficoltà e si assottigliano sempre più sia nei numeri che nel fatturato;
che non ci si può permettere di sbagliare perché i margini sono sempre più risicati.
Di fronte ad un quadro di questo tipo ,che cosa può fare la Confederazione?
La risposta si può dividere in due linee: la prima è quella di aiutare le aziende a diminuire i costi; la seconda è quella di aumentane la competitività.
Partiamo dalla prima linea :per abbattere i costi dobbiamo:
- vigilare con attenzione sulla tassazione al fine di evitare aumenti (es. IMU)
- cercare di portare a casa l’agognato risultato della revisione degli estimi catastali
- adoperarci per diminuire i costi energetici (luce,gasolio)
- formare i produttori su innovazione tecnologica per evitare o diminuire i costi di mano d’opera ,energetici,idrici,di tecniche colturali che permettano di usare correttamente i fitofarmaci e i concimi
- promuovere iniziative che garantiscano la sanità del materiale da ricoltivare
- lavorare con tutte le forze per una effettiva semplificazione burocratica.
Sulla seconda linea è necessario che la CIA dia le indicazioni necessarie per aumentare la competitività del settore:
- per prima cosa è necessario aumentare la superficie media delle aziende e raggiungere un fatturato adeguato non soltanto al mantenimento di un tenore di vita dignitoso, ma anche ad una capacità di spesa in investimenti aziendali :questa è la condizione indispensabile per avere aziende vive e in grado di rigenerarsi: un’azienda che non riesce ad investire ,è destinata ad una inevitabile fine.
- Bisogna affinare strumenti capaci di aiutare i produttori ad elaborare dei bilanci aziendali:è importante che in un momento come quello attuale che vede ridursi i margini di profitto,si possa monitorare con attenzione sia le spese che gli incassi per poter agire di conseguenza.
- Sappiamo che la competizione è con aziende grandi, ma sappiamo anche che i nostri produttori incontrano difficoltà legate al costo dei terreni e all’accesso al credito per potersi ingrandire ad un livello accettabile. Questo handicap può essere superato da forme di aggregazione che permettano di concentrare l’offerta.
- Occorre poi scegliere su quali prodotti puntare: vincente è la produzione di prodotti tipici, legati al nostro territorio, dei quali abbiamo raffinato tecniche colturali che ne aumentano la qualità anche grazie alle nostre condizioni climatiche decisamente favorevoli.
- Su questi prodotti ci deve essere forte attenzione da parte della ricerca sia pubblica che privata al fine di aiutare i produttori ad aumentare la redditività
- Serve poi attivarsi per reperire risorse pubbliche da utilizzare in promozione di questi stessi prodotti verso quei Paesi che li apprezzano (in primis Germania , Svizzera, Francia)e cercare di raggiungere altri mercati potenzialmente validi (o Paesi nei quali abbiamo perso presenza,o nuovi Paesi con economie in crescita)
- Ottimale è lavorare per aumentare il dialogo e l’azione fra i vari attori della filiera : non è più possibile pensare che si possa considerare autosufficienti! Ci salviamo solo se impariamo a “fare sistema”. In quest’ottica è necessario dare un ulteriore spinta alle azioni che si possono intraprendere in sede di Distretto.
- Naturalmente si deve continuare il percorso iniziato nel 2010 con la denuncia delle difficoltà dei produttori che hanno sede in Europa rispetto a quelli che hanno de localizzato, al fine di raggiungere una maggiore trasparenza del mercato.
Ci sono poi azioni che devono impegnare la Confederazione e che sono al di fuori delle due linee sopra citate: due su tutte:
- Intervenire nella programmazione territoriale perché senza terra non ci può essere agricoltura.
- La crisi economica sta facendo affacciare al settore floricolo soggetti che provengono da altri settori e che hanno bisogno di tutto : dalla terra, alla formazione, al sostegno alla vendita. Nostro compito è intercettare queste richieste e saperle indirizzare nel modo giusto così come è necessario sostenere un ricambio generazionale che oggi, sempre per la mancanza di opportunità di lavoro che questa provincia esprime in altri settori,è forse più a portata di mano.
